Concordo con la lettera di Bivona.
Su MPS avevamo detto questo:https://giacomogiannarelli.it/commissione-inchiesta…/
Grazie Beppe Grillo
Concordo con la lettera di Bivona.
Su MPS avevamo detto questo:https://giacomogiannarelli.it/commissione-inchiesta…/
Grazie Beppe Grillo
Il mio intervento in aula sul Rendiconto per l’ezercizio finanziario 2019 della Regione Toscana
La corte dei conti ha duramente bacchettato la Regione Toscana sul rendiconto finanziario 2019. La corte ha rivelato il mancato accantonamento della quota relativa al fondo per le perdite delle società partecipate. A fronte delle perdite prodotte dalle società partecipate e già registrate dai rispettivi bilanci alla chiusura dell’esercizio 2019 l’accantonamento doveva essere pari almeno a 13.874.708,21 euro invece non hanno accantonato nulla. Inoltre c’è stato un sospettoso disinteresse della giunta Rossi / PD per la Fiera Internazionale Marmi e Macchine; fiera spolpata dalla vecchia politica su cui ricade tutta la responsabilità del disastro finanziario.
La Regione Toscana detiene partecipazioni dirette in 19 società operanti nei settori finanziariocreditizio, fieristico-espositivo e congressuale, infrastrutture-trasporti-comunicazioni, termale, ricerca-innovazione e tecnologia, sviluppo economico. In sette di queste società, la Regione può esprimere in sede assembleare la maggioranza assoluta dei diritti di voto, mentre in cinque ha la maggioranza relativa. Tra le società merita attenzione Fidi Toscana S.p.a. (con perdite di esercizio pari a circa 9,5 milioni) la cui partecipazione subisce una svalutazione pari a circa 17 milioni rispetto all’esercizio 2018, la più rilevante tra tutte le società partecipate e controllate, tale da incidere da sola per un 75 per cento sul totale della variazione intervenuta nel 2019. Ecco il giudizio della Corte dei Conti:
La situazione di Fidi Toscana S.p.a. continua a destare forti preoccupazioni. La società, infatti, non risulta in utile dal 2014 (solo nel 2016 il bilancio si è chiuso con un modesto utile) e incontra notevoli difficoltà nell’adeguarsi alle previsioni del Piano di razionalizzazione. Il Piano industriale è stato, infatti, presentato solo nel mese di novembre 2019, allorché la Regione aveva posto proprio l’adozione del Piano quale condizione per l’acquisto di un pacchetto di azioni della società, così scongiurando il rischio della messa in liquidazione della stessa.
La società continua a mostrare risultati ampiamente negativi ed una incapacità nell’invertire l’andamento operativo e finanziario. La novità rilevante è costituita dalla prevista adozione 78 di un Piano di ristrutturazione ex art 14 TUSP e di un accordo di ristrutturazione, ex art. 67 della legge fallimentare, entro il 30 novembre 2020; in caso di mancata approvazione del Piano suddetto entro il 30 dicembre 2020, verrà deliberato lo scioglimento e la messa in liquidazione della società. In riferimento alla scelta compiuta dall’Amministrazione, la Sezione non può che rinnovare i propri dubbi in merito all’impostazione che regge l’azione di razionalizzazione portata avanti dalla Regione. La vicenda delle Terme di Montecatini S.p.a. plasticamente conferma suddetta opinione, posto che – a fronte di una prima scadenza a marzo 2020 rimasta inevasa – la Regione ha deciso di procrastinare la messa in liquidazione della società termale, offrendo l’ennesima possibilità ad una compagine sociale evidentemente incapace di portare avanti un progetto societario sostenibile. Tale scelta ha ripercussioni sul bilancio regionale considerando che – come riferito nelle controdeduzioni – il giorno 5 giugno 2020 è stato approvato il bilancio della società con una perdita di euro 4,25 milioni dei quali 2,85 milioni a carico del bilancio regionale (fondo perdite). Sul punto, peraltro, meriterebbe approfondimento la questione circa l’individuazione delle responsabilità delle scelte (se in capo ai soci, agli amministratori o ad entrambi).
La società versa in una grave situazione economico-finanziaria che, in sede di razionalizzazione, ha determinato la prescrizione dell’adozione da parte della società di un piano ex art. 14 TUSP. Tale piano è stato adottato una prima volta ricevendo parere negativo dalla Regione, in quanto risultava “privo di una strategia aziendale tale da rilanciare la società nel mercato fieristico e di abbattere lo stock di debito pregresso”. Sul nuovo piano la Regione ha espresso parere positivo sebbene, ne abbia disposto uno stretto monitoraggio “al fine di poter agire con tempestività in caso di evidenti scostamenti”. Sul punto la Sezione esprime perplessità sulla positiva valutazione del Piano nella misura in cui i risultati attesi non dipendano solo da un riallineamento della struttura dei costi ed un aumento dei ricavi per nuovi eventi, ma soprattutto da una serie di operazioni straordinarie volte alla cessione di asset tra i quali: la “Collezione Oro d’Autore” alla Regione, l’Auditorium al comune di Arezzo, le manifestazioni OroArezzo e GoldItaly alla società I.E.G. S.p.a. Appare, infatti, in tutta evidenza che il ricorso a siffatto genere di 79 operazioni risponda ad esigenze di breve periodo piuttosto che a strategie di medio e lungo termine, in una prospettiva di prosecuzione dell’attività. Inoltre, il risanamento della società e il successo del piano dipendono da operazioni messe in atto nei confronti degli stessi soci; operazioni che sembrerebbero rappresentare un mero soccorso finanziario discutibile sia in termini finanziari che normativi, considerando che lo stesso rappresenterebbe il piano finanziario, in un corto circuito in cui l’interesse pubblico e il risanamento societario scomparirebbero. Allo stesso modo, nell’ottica di un piano industriale che rilanci l’azione della società, appare contraddittorio che la stessa partecipata “venda” le due manifestazioni principali che hanno caratterizzato negli ultimi anni l’attività della società nel territorio aretino.
Sul punto la Sezione, anche e soprattutto in funzione dei chiarimenti offerti dalla Regione in sede istruttoria, ritiene doveroso rilevare alcune criticità stigmatizzando il comportamento tenuto dalla Regione in questa occasione in quanto in contrasto con i precetti di legge. Difatti la Regione ha attivato il fondo perdite per finanziare il risultato negativo della società in quanto vi è una “situazione di tensione finanziaria della società, la quale necessita di un apporto di liquidità da parte dei soci”. Tale valutazione si pone in forte contrasto sia con la funzione assolta dal fondo perdite societarie, sia con il “divieto di soccorso finanziario” sancito dall’art. 14 TUSP Come noto, il ripiano di perdite da parte dell’ente socio rappresenta una scelta assolutamente non obbligatoria, anche laddove lo stesso rappresenti l’unico socio. Tale principio è conosciuto dalla Regione. Ciò che la Regione non considera, invece, è la circostanza – tutt’altro che irrilevante in verità – che l’accantonamento a fondo perdite ex art. 21 TUSP risponde all’unica esigenza di salvaguardare il bilancio dell’ente socio dai contraccolpi derivanti dalla gestione societaria, peraltro, riducendo le capacità di spesa annua dell’Ente stesso (circostanza anch’essa non trascurabile). Detto fondo, dunque, non è in sé vincolato al ripiano delle finalità d’esercizio del soggetto partecipato, con la conseguenza che la scelta di procedere a copertura delle perdite deve, comunque, venire ricondotta ad autonome valutazioni di convenienza dell’interesse generale debitamente motivate.
Intervenire sul palco di Palermo è stata un’esperienza che porterò sempre nel cuore.
Ciao a tutti sono emozionato perché siamo tantissimi.
Sono Giacomo Giannarelli portavoce del Movimento 5 Stelle in regione Toscana e sono il presidente della commissione d’inchiesta sulla banca Monte dei Paschi di Siena. Per la prima volta nella storia è stata istituita una commissione di inchiesta istituzionale per indagare sullo scandalo bancario più grande d’Europa secondo al mondo solo dopo quello della Lehman Brothers. Sono spariti circa 50 miliardi di euro di ricchezza della comunità toscana della comunità italiana.
Questa commissione è stata istituita solo grazie al movimento cinque stelle che ha le mani libere e ha voluto con forza questa commissione di inchiesta. Devo ringraziare per il lavoro fatto in rete con il nostro metodo a 5 stelle, gli attivisti di Siena, Toscana e i portavoce come Carlo Sibilia, Villarosa, Pesco, Valli. Abbiamo fatto un lavoro incredibile mi hanno aiutato a mettere insieme una serie di tasselli più o meno noti e quello che è venuto fuori è un grande mosaico, è un’immagine che rappresenta non solo il sistema banca Monte dei Paschi di Siena ma l’intero sistema Italia e quando parliamo di banca Monte dei Paschi di Siena, tutt’oggi, significa parlare del sistema Italia.
Abbiamo accertato tre cose gravissime:
Vi racconto cosa è successo con la vicenda Banca Antonveneta quando MPS viene spinta a comprare una banca da un banchiere vicino alla finanza del Vaticano perché si scelse di sacrificare la banca Monte dei Paschi di Siena per salvare gli affari del Banco Santander che aveva comprato una banca a una cifra, circa 6 miliardi di euro, e la stessa banca poco dopo è stata venduta a 9 miliardi di euro alla Banca Monte dei Paschi di Siena e questa operazione è avvenuta con l’autorizzazione di Bankitalia che diede l’ok senza verificarne il reale contenuto senza verificare effettivamente quanto valeva questa banca. E’ stata una banca comprata a scatola chiusa. Immaginate di dover comprare un appartamento lo comprate ad un prezzo di 100.000 € però vi accorgete che prima di andarci a vivere in questo appartamento dovete fare una serie di opere di ristrutturazione che complessivamente costano altri 200.000 € e quindi il costo complessivo è stato di 300.000 €.
Il sistema bancario con Banca Italia con al vertice Mario Draghi doveva vigilare che la banca potesse permettersi questa operazione che fosse un’azione prudente sana da buon padre di famiglia e così non è stato e le paste con questa operazione che ha avuto un costo di 18 miliardi di euro. Sono cifre spaventose per ottenere questi soldi si sono rivolti al mercato e 40.000 risparmiatori hanno avuto fiducia e hanno investito 1,5 miliardi di euro in obbligazioni per fare questa operazione fallimentare e questi strumenti dei risparmiatori scadranno nel 2018 e 40 mila persone non sanno che cosa ne sarà dei loro risparmi, per noi è inaccettabile!
Alcune cifre di questa vicenda: 1472 l’anno di nascita della banca MPS, una banca che a 544 anni di storia che ha resistito a guerre e carestie ma non al partito democratico che l’ha usata come un bancomat. 47 sono i miliardi di euro di crediti deteriorati, prestiti che hanno dato agli amici di partito e che difficilmente verranno restituiti, provate voi se avete una buona idea ad andare a chiedere un prestito alla banca e vedete cosa mi rispondono. -99,73% il valore del titolo che ha perso in 10 anni. 8000 lavoratori a rischio.
C’è una preoccupante continuità con il passato: oggi Matteo Renzi purtroppo toscano e me ne scuso, un premier non è eletto da nessuno, sta gestendo la più grave crisi del sistema bancario con gli strumenti della vecchia politica; sono solo cambiate le aree di influenza, prima comandava D’Alema e Bersani e ora comanda Renzi che sta gestendo questa grave crisi con soggetti che il giorno prima li troviamo ai vertici delle istituzioni pubbliche come Grilli che era ministro dell’economia delle finanze e poi il giorno dopo li troviamo ai vertici delle banche private come JP Morgan.
Abbiamo fatto anche cinque proposte che trovate nella relazione finale (leggetela e diffondetela http://www.movimento5stelletoscana.it…)
Vi saluto dicendo: ZERO POLEMICHE e 100% BATTAGLIE. Ce la stiamo facendo.
“E’ difficile vincere con chi non si arrende mai.”
Gianroberto Casaleggio
“Se aspettate un leader che vi risolva le cose sappiate che non esiste, dovete essere voi a mettere qualcosa di vostro ognuno nel proprio campo, altrimenti questo Paese non cambierà più.”
Beppe Grillo